La nostra storia che si vuol dimenticare

In Italia esistono i prigionieri politici.

 

Su questa realtà è calata da tempo, esauriti i vari processi, una cortina di silenzio, fatta d’isolamento carcerario, in anguste sezioni di carceri di massima sicurezza.

Quasi tutti loro hanno già scontato DECENNI di carcere, avendo rifiutato, coerentemente con le loro posizioni politiche ogni logica di premialità o peggio di do ut des nei confronti dello stato borghese.

Attualmente i prigionieri politici sono di area comunista, e più recentemente anarchica.

I prigionieri politici di area comunista si riconoscono nelle posizioni delle Brigate Rosse, in particolare per la costruzione del Partito Comunista Combattente.

Un esperienza chiusa e quindi da dimenticare? Si,per coloro che pensano che lo stato borghese, nella sua attuale caratterizzazione imperialista, sia in grado di superare le proprie contraddizioni che si chiamano sfruttamento, guerra, inquinamento, portate ormai ad un livello tale da porre in discussione la vita sul pianeta.

Per chi pensa invece che la storia dell’umanità tenda al progresso delle condizioni di vita, a proporre nuove forme d’organizzazione sociale, valori vitali che prescindano dalla bieca ricerca del profitto, quest’esperienza non solo non è da dimenticare, ma bensì da valorizzare nel presente.

Perchè queste necessità si possono approntare unicamente attraverso una rottura rivoluzionaria dei limiti del vigente, o per citare, attraverso “…l’abolizione dello stato di cose presente…”.

E’ di questa necessità sono testimoni viventi i prigionieri politici.

Per questo e solo per questo sono tutt’ora in carcere sepolti da mura ed ergastoli. Alcuni sottoposti alle nefandezze del 41 bis, forma d’annientamento psico-fisico, da sempre praticata nelle carceri non solo italiane. Doveroso ricordare quanto scriveva negli anni ’20 Guido Picelli, fondatore degli Arditi del Popolo, difensore delle barricate di Parma. In quanto deputato del P.C.I., ebbe modo di visitare, anche come prigioniero le carceri italiane, denunciandone il trattamento umiliante e degradante; in particolare il trattamento di segregazione, non compatibile nemmeno alla vita delle bestie.

Nient’altro che il 41 bis di oggi, che più d’altri esempi rivela la natura intrinsecamente fascista dello stato borghese.

Questo lavoro per ricordarli, non è solo un omaggio, ma un messaggio politico a disposizione di chiunque , in buona fede, se ne voglia appropriare, per organizzare iniziative, mostre o quant’altro.

Per questo si è voluto cercare le immagini di questi compagni, per dare un volto a questo messaggio e rompere l’oblio forzato calato su di loro.