Sulla Tortura

Recentemente lo stato italiano è stato condannato per pratiche di tortura in occasione delG7 di Genova 2001, per quanto avvenuto nelle caserme dove venivano imprigionati i manifestanti.
Non si tratta di un caso eccezionale; la pratica della tortura attraversa la storia dello stato italiano, sia repubblicano, fascista o monarchico, anzi ne rappresenta una continuità. Solo in certi frangenti questa realtà si palesa a tutti, quando la bestia esce dai luoghi ad essa deputati, come nel caso citato.
In realtà queste pratiche di cui solo ora si comincia a parlare con malcelata simpatia borghese,verso personaggi come il “dottor De Tormentis”, fanno parte del bagaglio della contro-guerriglia, esercitate dallo stato borghese quale detentore della violenza organizzata al fine di mantenere il proprio potere, con qualsiasi mezzo.
Si mena vanto che contro il “terrorismo” non siano state varate leggi eccezionali; in realtà all’interno di un quadro caratterizzabile come guerra a bassa intensità, si è praticata la tortura all’interno di caserme e carceri, da parte dei vari corpi militari, con l’avvallo della magistratura, con complicità esplicita dei media, di personale medico e quant’altro proposto allo scopo. In primis di ottenere informazioni, in seguito per annullare la volontà dei prigionieri all’interno delle carceri.
Da Pinelli a Genova ed ora nei bracci del 41 bis, si manifesta la natura dello stato borghese, dove i “trattamenti degradanti delle persona umana” sono la regola e no l’eccezione; surreale è quanto si sostiene attorno ad un livello accettabile di tortura, come nel caso della recente normativa, che invece di punire vuole regolare l’uso di questo strumento