La guerra è finita?

E’ uscito abbastanza recentemente sul Corriere della Sera un articolo a cura di Milena Gabanelli e Giuseppe Bianconi, riguardo agli “anni di piombo” e su un aspetto non secondario che li riguarda: i prigionieri politici. Con tanto di corredo di foto. Magari hanno visto per ispirarsi questo blog.Lo segnalo a chi ne fosse interessato sottolineando alcune caratteristiche.La prima evidente è che vi si accomunano” terroristi” di “destra” e di “sinistra”, operazione solita che permette di accomunare rivoluzionari e stragisti’ quest’ultimi spesso se non sempre, al servizio dello stato. Operando così una doppia falsificazione, la prima negando l’esistenza di un processo rivoluzionario di matrice comunista ed internazionalista, che si è espresso di fatto nella forma di una guerra a bassa intensità, con una forte presa sulla classe proletaria.La seconda riguardo il carattere, questo si terrorista della reazione da parte dello stato borghese, emersa chiaramente quando è stato messa in discussione la sua legittimità ed il suo potere. Se le Organizzazioni Comuniste Combattenti, hanno sempre rivendicato la loro pratica ed i loro obiettivi, la controparte ha operato in maniera occulta, avvalendosi di apparati segreti, logge, NATO e quant’altro. Salvo poi autolegittimarsi dichiarando a più non posso, di non essere ricorsa a “leggi speciali. (a carceri speciali si). A merito degli autori le citazioni riguardo le torture e le cifre riguardanti gli arresti, ma anche le inquisizioni di massa, dimentichi però dei compagni/e assassinati dallo stato. Inoltre si suggerisce che i compagni tutt’ora in carcere vi siano per loro scelta, quando basterebbe chiudere per ottenere la liberazione. Bene , se la guerra fosse finita, secondo le convenzioni in materia, i prigionieri dovrebbero tornare a casa; ma se così non è, si potrebbe pensare che la guerra non sia mai finita. Ed in effetti la guerra in termini di lotta di classe, non è certo finita, semplicemente nella congiuntura presente volge tutta a favore della borghesia imperialista. L’accumulo di enormi ricchezze private a fronte della miseria e della precarietà delle condizioni di vita dei più è lì a testimoniarlo